La giornalista italiana Cecilia Sala, 29 anni, era partita per l’Iran il 12 Dicembre. Sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 Dicembre ma il suo posto in aereo rimane vuoto. Dal 19 si trova in una cella di isolamento nella prigione di Evin.
Cecilia Sala è una giornalista. Ha lavorato sia in redazioni che come freelance. Scrive sul Foglio e ha pubblicato reportage dall’estero su L’Espresso e Vanity Fair. Ha lavorato nella redazione di Otto e mezzo, con la media company Vice per SkyTg24, con Rai e con Fremantle Media. Con Chiara Lalli è autrice del podcast “Polvere” che è diventato un libro Mondadori Strade Blu. Particolarmente di spicco è il podcast “Stories” di cui è autrice, prodotto da Chora Media, dove racconta storie dal mondo, una ogni giorno.
Il 27 Dicembre è proprio Chora Media, tramite i suoi profili social, a pubblicare una nota commentando l’avvenimento. “Rendiamo pubblica questa terribile notizia solo ora perchè le autorità italiane e i genitori di Cecilia ci avevano chiesto di stare in silenzio, un silenzio che si sperava avrebbe portato a una rapida liberazione. Che purtroppo ancora non c’è stata”. Il breve articolo racconta la situazione e quanto si sa fino ad ora. Alla fine del testo viene ripreso l’hashtag, condiviso poi da numerosi utenti come forma di sostegno, #FreeCecilia.
Come anticipato, il 12 Dicembre la giornalista prende un volo da Roma verso l’Iran con tutte le tutele riservate ai giornalisti in trasferta. Infatti, l’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico della durata di otto giorni per lavorare in Iran. Nella mattina del 19 Dicembre, a un primo scambio di messaggi segue un timoroso silenzio. Vano anche il tentativo di chiamare i suoi contatti iraniani, nessuno sapeva. Chora Media dichiara che Cecilia è sempre stata puntuale nella consegna delle registrazioni per le puntate del podcast, anche nelle situazioni più difficili come quando si trovava sul fronte Ucraino. La preoccupazione era tanta, dunque, insieme al compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, si è deciso di allertare l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri.
A questo si aggiungono alcuni dettagli diffusi da Il Post. Nelle prime 24 ore a Cecilia non è stato concesso di comunicare con nessuno, con nessun mezzo. Successivamente, le è stata data la possibilità di effettuare due chiamate, una alla famiglia ed una al compagno. Sala ha dichiarato di stare bene e di non essere ferita. Si presume che abbia dovuto leggere un testo scritto in quanto diverse espressioni non risultavano naturali nella lingua italiana ma più vicine a una traduzione dall’inglese. Non le è stato concesso aggiungere altro. Alla domanda della madre che le chiedeva dove fosse ha risposto: “Non posso dirlo”.
Le autorità italiane sono in contatto con quelle iraniane al fine di garantire le sue condizioni di detenzione e per poter comprendere la sua situazione legale. Inizialmente si era deciso di operare nella più totale riservatezza ma non vedendo significativi progressi la notizia è stata diffusa, riscuotendo interesse anche a livello internazionale.
Il 27 Dicembre, l’ambasciatrice italiana Paola Amadei ha effettuato una visita alla giornalista per verificare le sue condizioni e lo stato di detenzione. La famiglia è stata avvisata circa i risultati di questa visita. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dichiara che “è in buona salute, è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che invece era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro. Adesso riceverà attraverso il Ministero degli esteri dell’Iran, su consegna della nostra ambasciata, beni di prima necessità”.
Non sono ancora chiare le motivazioni che hanno portato all’arresto di Cecilia Sala e si rimane in attesa di comunicazioni ufficiali. Un portavoce del Dipartimento di Stato statunitense rilascia alcune dichiarazioni al quotidiano “La Repubblica”. “Sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente”. Aggiunge inoltre che “i giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose e devono essere protetti”. Gli Stati Uniti sono “in frequente contatto con gli alleati e i partner i cui cittadini sono ingiustamente detenuti”.
Dalle autorità iraniane il lungo silenzio, finché oggi – 30 dicembre – con una brevissima nota, Cecilia Sala è stata arrestata per “violazioni alla legge islamica”, senza di fatto formalizzare nessuna accusa. La vicenda è contraddistinta da un elevato livello di privacy, ogni piccola mossa può risultare decisiva ai fini della liberazione di Cecilia, attorno alla quale c’è tutta la solidarietà dell’Italia e non solo.
LE CAUSE DELLA DETENZIONE
Al momento sono soltanto ipotesi, in quanto non c’è nessuna ufficialità sulle accuse che hanno determinato la carcerazione di Cecilia Sala, in Iran con regolare visto lavorativo. Secondo diversi media internazionali, la vicenda è legata all’arresto in Italia di Mohamed Abedini Najafabadi, cittadino iraniano arrestato nei giorni scorsi all’aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti. Gli Usa – che hanno formalizzato la richiesta di estradizione – lo accusano, insieme a un complice arrestato nel Paese, di avere aggirato gli embarghi e avere fornito materiale ai Pasdaran.
L’altro uomo al centro di questa vicenda è Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino statunitense-iraniano di 42 anni: considerato complice di Abedini, è stato fermato nelle stesse ore negli Stati Uniti
Durante la sua permanenza in Iran, Sala aveva pubblicato diversi episodi del suo podcast:
– “Una conversazione sul patriarcato a Teheran” – 16/12 – in cui racconta della conversazione avuta con una 21enne iraniana, Diba, e della nuova legge sull’hijab.
– ”L’’Album di famiglia dell’Asse della Resistenza” – 17/12 – in cui parla con Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie che per quasi mezzo secolo aveva contribuito a creare l’estesa rete di milizie filo-iraniane operanti in mezzo Medio Oriente.
– ”Lei fa così ridere che le hanno tolto Instagram. Teheran Comedy” – 18/12 – in cui parla di Zeinab Musavi, arrestata dal regime per gli sketch di uno dei suoi personaggi.
Non possiamo dunque non unirci all’appello di Chora Media: “La sua voce libera è stata silenziata e l’Italia e l’Europa non possono tollerare questo arresto arbitrario. Cecilia Sala deve essere liberata subito.”
#FreeCecilia
A cura di Alex Lembo
Foto: Ansa.it