Da oltre due anni l’informazione italiana, i social, qualsiasi organo di stampa raccontano ogni giorno il conflitto tra Russia e Ucraina. Diverse dinamiche politiche hanno determinato ciò, un lavoro importante si sta svolgendo all’interno delle scuole di ogni regione italiana, da nord a sud. L’obiettivo è quello di raccontare a studenti delle scuole superiori cosa significa “convivere” con una guerra che è meno lontana di quanto pensiamo, come l’Italia e l’Europa lavorano per prendere decisioni importanti e strategiche. Un lavoro svolto da docenti, esperti ma anche da tantissimi giornalisti, che incontrano gli studenti parlando di cosa significa raccontare eventi simili. A Bronte è stata preziosa la visita presso l’Istituto “I. Capizzi” del giornalista del Tg 1 Giuseppe La Venia

Giornalista e reporter tra i più noti a livello nazionale. Nato ad Adrano, ha iniziato la sua carriera lavorativa nell’emittente regionale “Telecolor” per poi approdare in Rai diversi anni dopo. È qui che La Venia racconterà fatti che resteranno nella storia dell’Italia.

Dopo ad aver raccontato in modo impeccabile l’emergenza COVID nel 2020, è stato il primo giornalista a mettere piede nel covo dell’uomo più ricercato al mondo, Matteo Messina Denaro. Successivamente la Rai lo sceglie per raccontare le cronache di guerra in Ucraina, nel febbraio del 2022.

 Insieme alla sua troupe, La Venia parte verso l’Europa orientale e si ferma a Leopoli, il primo centro abitato a confine con la Polonia. Lì si inizia a respirare il clima della guerra e dopo aver sentito le sirene che preannunciano i bombardamenti, trova rifugio in un bunker dove racconta il resoconto della giornata nel Tg delle 20. Il cuore dei ragazzi del Capizzi viene toccato particolarmente da una storia raccontata dal giornalista durante i giorni sul fronte. La Venia e la sua troupe riescono ad accedere in un ospedale per bambini affetti da leucemia, grazie al benestare del dottore capo reparto dell’impianto. Quest’ultimo aveva sempre rifiutato le visite di diverse testate giornalistiche provenienti da ogni parte del mondo, tranne per la Rai, questo perché l’Italia, grazie all’associazione “Medici senza frontiera”, è protagonista di azioni di stampo economico e umanitario in luoghi colpiti dalla guerra. “Gli italiani devono sapere cosa stanno facendo per tutti noi, siete un popolo meraviglioso, Grazie”. Queste le parole del medico Ucraino riferite a La Venia. Durante la visita in ospedale, la sirena torna a suonare e nonostante gli ospedali dovrebbero essere un “posto sicuro”, tutti devono evacuare la struttura e nascondersi nei sotterranei all’interno del bunker ospedaliero.

Il tempo passato all’interno del bunker è indeterminato, per cui i medici si erano attrezzati per effettuare le cure ai bambini anche sottoterra con condizioni igieniche critiche. Una situazione surreale e toccante che trova il culmine dopo esser risaliti in superficie. È qui che La Venia ha un siparietto con un bambino ucraino di 9 anni. I due tirano alcuni calci ad un pallone di stoffa che il bambino custodiva con amore inneggiando a i due grandi campioni Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Da lì in poi il calcio, anche in una situazione così drammatica, prende il sopravvento e viene organizzata una partitella nel corridoio dell’ospedale. “Per 10 minuti la guerra si è fermata, nonostante tutto quello che stavo vedendo, ero felice”.

Giuseppe La Venia conclude così il suo racconto che ha strappato più di qualche lacrima ai ragazzi del Capizzi. Storia che ha ricordato le atrocità della guerra, ma anche la bellezza delle piccole cose che danno speranza a chiunque, anche a chi costretto a vivere sotto le bombe.

A cura di Gaetano Sofia