Sonic 3: un fulmine blu in corsa verso il successo

Il terzo film della saga di Sonic ha portato la serie a un nuovo livello. Ha saputo unire azione frenetica e umorismo, conquistando sia i fan di lunga data che i nuovi spettatori. Il film segue le avventure del veloce riccio blu mentre cerca di sventare i piani malvagi del Dr. Robotnik, offrendo scene d’azione spettacolari e una trama coinvolgente che ha fatto sì che diventasse un successo al botteghino. La critica ha elogiato non solo la qualità degli effetti speciali, ma anche l’evoluzione dei personaggi, che si sono rivelati più complessi e sfaccettati rispetto ai precedenti capitoli. Sonic 3 è riuscito a mantenere un equilibrio perfetto tra fedeltà ai giochi originali e innovazione cinematografica, conquistando il pubblico di tutte le età.

Dietro questo successo cinematografico si cela una storia interessante e complessa. La nascita dell’idea di produrre un film basato sul videogioco di Sonic risale ai primi anni ’90, quando la popolarità del personaggio raggiunse vette incredibili grazie ai suoi videogiochi iconici. Sega, la casa produttrice del gioco, ha visto in Sonic un’opportunità unica di espandere il proprio universo narrativo al di là delle consolle. L’idea di portare il velocissimo riccio blu sul grande schermo è quindi nata dalla volontà di catturare non solo l’attenzione dei giocatori, ma anche di un pubblico cinematografico più ampio. La strada verso la realizzazione di questo sogno, però, è stata lunga e piena di ostacoli, tra cui la necessità di trovare il giusto equilibrio tra le aspettative dei fan e le esigenze della narrazione cinematografica.

Tuttavia, trasformare questa visione in realtà non è stato un compito facile. Il primo film di Sonic, uscito nel 2020, ha segnato un inizio promettente per la saga cinematografica, ma non senza intoppi. Inizialmente, il design di Sonic ha suscitato critiche negative da parte dei fan, portando a un ritardo nell’uscita del film per permettere ai produttori di rivedere e migliorare l’aspetto del personaggio. Alla fine, grazie a una combinazione di azione, umorismo e una trama coinvolgente, il film ha saputo conquistare il cuore dei fan, vecchi e nuovi. La rappresentazione di Sonic come un personaggio vivace e coraggioso, insieme all’antagonista Dr. Robotnik interpretato da Jim Carrey, ha reso il film un successo al botteghino e ha gettato solide basi per il suo sequel.

Con il successo del primo film, la saga ha continuato a crescere. Il secondo film, Sonic 2, uscito nel 2022, ha introdotto nuovi personaggi amati dai fan dei videogiochi, come Tails e Knuckles. Il film ha approfondito la mitologia di Sonic, esplorando le sue origini e le sue relazioni con gli altri personaggi. Le battaglie epiche e il ritmo incalzante hanno mantenuto alta l’attenzione del pubblico, consolidando la posizione di Sonic come un’icona cinematografica. Gli sceneggiatori hanno saputo intrecciare abilmente elementi nostalgici dei videogiochi con nuove storie, creando un prodotto che ha soddisfatto sia i fan di vecchia data che i nuovi arrivati.

Infine, con l’annuncio del quarto film già in produzione, l’avventura del riccio blu è tutt’altro che finita. Sonic 4 promette di alzare ancora di più l’asticella, con nuove sfide, alleati inaspettati e corse mozzafiato che terranno il pubblico incollato allo schermo. Secondo indiscrezioni, il nuovo capitolo esplorerà nuovi mondi e introdurrà personaggi inediti, promettendo una trama ancora più ricca e coinvolgente. La saga di Sonic continua a dimostrare come un videogioco possa evolversi in una straordinaria esperienza cinematografica, portando con sé un’energia inarrestabile e un universo ricco di emozioni.

Quindi preparatevi, perché Sonic è pronto a sfrecciare di nuovo nelle sale cinematografiche, e questa volta l’avventura sarà più grande e più entusiasmante che mai.

A cura di Giuseppe Spitaleri

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Al “Benedetto Radice” arriva Dacia Maraini: “E’ meraviglioso parlare con i ragazzi”

Grande successo nell’aula magna del “Benedetto Radice” di Bronte per la visita di Dacia Maraini, invitata dall’istituto brontese che da mesi è impegnato in progetti letterari. Un grande momento di confronto con una delle scrittrici più importanti del nostro periodo, una donna che ha lasciato il segno non soltanto nell’ambito letterario, ma anche in quello sociale. L’incontro è stato fortemente voluto dalla preside, prof.ssa Maria Pia Calanna, che nel saluto introduttivo ha sottolineato l’importanza della lettura, un’azione che gli studenti (ma in generale tutti) dovrebbero fare sempre più frequentemente.

L’incontro è stato moderato dalla prof.ssa Sabrina Anello, tra le coordinatrici del progetto e insegnante del Benedetto Radice.

Dacia Maraini è una scrittrice, poetessa, sceneggiatrice, giornalista, nata il 13 novembre 1936 a Fiesole, vicino Firenze. La sua vita è stata segnata da una profonda sensibilità verso le questioni sociali e culturali. Ha esordito nella letteratura negli anni ’60 con romanzi, racconti, poesie..

Le sue opere spesso affrontano temi come la condizione femminile, l’identità e la memoria, e sono caratterizzate da uno stile narrativo incisivo e poetico. Tra i suoi libri più noti ci sono “La lunga vita di Marianna Ucrìa” e “Il treno dell’ultima notte”.

Durante i primi mesi dell’anno scolastico gli studenti del Radice si sono dedicati alla lettura del libro “in nome di Ipazia”. Una lettura che non è stata fine a se stessa, ma che si è posta l’obiettivo di portare ad una riflessione. Durante sabato 25 Gennaio gli studenti hanno avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con l’autrice, presso l’aula magna dell’istituto stesso.

L’evento non è stato circoscritto all’utenza scolastica ma hanno preso parte anche rappresentanti dell’amministrazione locale, docenti e dirigenti di altri istituti, associazioni, ospiti esterni e la stampa.

Un’affluenza che testimonia il grande interesse nei confronti dell’iniziativa promossa dalla scuola.

Ad aprire l’evento è la dirigente scolastica Maria Pia Calanna che ricorda l’impegno dell’istituto nel contrasto alla violenza di genere in tutte le sue forme. Un impegno dimostratosi concreto con l’apertura, in collaborazione con l’associazione “Telefono Rosa”, della “Stanza Zero” qualche anno fa, luogo dove studenti e studentesse, insegnanti, genitori possono trovare supporto per qualsiasi situazione di difficoltà.

“Una donna che sa guardare al mondo e lo sa raccontare”, questo è il modo in cui la dirigente descrive Dacia Maraini.

A precedere l’intervento della scrittrice, è l’esecuzione musicale a cura dell’alunno Cristian Greco.

L’incontro, durato poco più di un’ora, ha toccato numerosi temi di attualità: diritti, libertà, democrazia, patriarcato, sono solo alcuni degli argomenti trattati. La peculiarità è stata quella di aver saputo prendere situazioni e condizioni del passato e averle rese più attuali che mai.

Ipazia infatti era una donna del quarto secolo d.c. ma parla alle donne di oggi. Matematica, astronoma, filosofa, insegnante, è un esempio forte di coraggio e lealtà verso le proprie idee. Una donna ardimentosa che non ha mai rinnegato le proprie idee e la propria persona nonostante le intimidazioni.

Ipazia ricevette numerose minacce per via delle sue ipotesi scientifiche. Alla quarta, i Parabolani la legarono e le cavarono gli occhi: con quegli stessi occhi lei aveva guardato il cielo, i suoi occhi erano eretici.

“Tutti sappiamo dire qualcosa quando non c’è pericolo, però se si è in pericolo e si continua a sostenere le proprie idee, quella sì che è una grande dimostrazione di coraggio! L’esempio è di una donna coraggiosa, il coraggio non ha sesso.”

“Cosa avrebbe chiesto a Ipazia se fosse ancora in vita?” è la domanda di una giovane studentessa. L’autrice risponde: “Le chiederei come faceva ad avere quell’ottimo rapporto con i suoi studenti. Una persona sincera, onesta, che non voleva insegnare ma voleva capire. É questo quello che dovrebbe fare una brava insegnante, coinvolgere in un processo in cui entrambi dobbiamo comprendere e apprendere partendo da quello che si ha”.

Un grande esempio di coerenza sono stati anche i suoi genitori. La famiglia si era trasferita in Giappone per l’attività lavorativa del padre. Nel 43 il Giappone si alleò con la Germania nazista e l’Italia fascista, per cui venne richiesto ai residenti di aderire al partito. La posizione del padre era chiara: non firmò. Si pensava che la madre avrebbe firmato, soprattutto tenendo in considerazione le tre figlie. Questo non le fece cambiare idea: “Se dovremo morire, moriremo insieme”. Dunque, anche la madre, allo stesso modo, non firmò.

La riflessione si sposta sul tema del destino femminile. “Le donne sono prodotto delle storia, come anche gli uomini, e allora la storia può cambiare”. Il patriarcato, come l’assegnazione di ruoli predefiniti e stereotipi hanno origini lontane. Corrisponde infatti, a detta della scrittrice, con la nascita delle abitazioni e l’annesso senso di proprietà e di protezione di questo spazio.

Qualsiasi conquista sul piano dei diritti civili è il corrispondente decadimento di un privilegio di qualcun’altro. Quello che Maraini auspica è un rapporto di coesistenza tra i due sessi, non una guerra, ma un contesto in cui entrambi possano rinunciare a qualche privilegio per il bene comune. “Se qualcuno non sopporta di perdere privilegi significa essere un perdente”.

“Un giardino fortunato” è questa l’idea che Dacia Maraini ha dell’Europa. Non è di certo perfetta e nell’ultimo periodo “tirano venti avversi” ma vige la libertà, la democrazia, i diritti. L’invito della scrittrice è quello di difendere queste libertà e di non tralasciare quanto invece accade nei regimi autoritari. Il parallelismo è infatti inevitabile. In un mondo globalizzato non è possibile pensare che queste realtà siano lontane e non collegate alla nostra. “È importante parlarne, scriverne, raccogliere le testimonianze”. Il riferimento è nei confronti di tutti quei paesi che negano la libertà in tutte le sue forme e, in particolare, per l’autrice il culmine è rappresentato dall’Afghanistan dove viene messo in discussione il diritto di culto, allo studio, alla salute.

“Due poteri vuole il regime patriarcale: il primo è il potere sulla morte, controllare le guerre. Il secondo è quello sulla vita, che sta nel ventre delle donne.”  Maraini prosegue parlando della legge sull’aborto e di come il patriarcato non accetti che una donna possa essere autonoma nella propria scelta. “Oggi una donna dovrebbe essere libera di decidere se avere un figlio o meno”. Il discorso sulla maternità si amplia e si tocca il tema della GPA. La gestazione per altri è diventata reato universale in Italia, ma la posizione della scrittrice è diversa. Se fatta in forma solidale, e non sotto compenso, per affetto, per compassione, per regalare un’opportunità ad una coppia, dovrebbe essere lecita.

Dacia Maraini,a fine del suo intervento, si è dedicata a rispondere a domande e riflessioni dei presenti. Un’autrice che ha raccontato tanto, sia tramite i propri scritti che nella giornata dedicata all’incontro con i lettori. Una riflessione ampia, dettagliata e interessante su quello che è il tema del femminismo e della lotta per i diritti ieri e oggi.

A cura di Alex Lembo

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27 gennaio, Giornata della Memoria: per non dimenticare

“La memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza” questa è una frase di Liliane Segre, un’attivista e politica italiana, superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah. Ad ognuno di noi basta leggere quelle poche parole per capire di cosa si sta parlando: la pagina più buia di tutta la storia dell’umanità.

Shoah, una parola proprio di origine ebraica e presente numerose volte all’interno del Corano che vuol dire “distruzione totale” e “devastazione completa”, una parola che ci porta tutti a pensare alle azioni che fascisti e nazisti compirono durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutti noi sappiamo cosa successe in quegli anni di terrore, tutti noi sappiamo a cosa servissero Auschwitz, Mauthausen o ancora i campi italiani di Ferramonti e di Fossoli anche se meno conosciuti. Eppure, tutti sappiamo e nessuno agisce. Qui la domanda sorge spontanea: come mai? Stiamo celebrando male il ricordo di questo pezzo di storia?

Scriveva lo storico Yehuda Bauer che la Shoah è stato un genocidio senza precedenti, che si proponeva di eliminare gli ebrei non solo in un territorio, ma in ogni luogo della terra in quanto elementi corrosivi di tutta l’umanità. Se stessimo un minuto in silenzio per ogni vittima dell’Olocausto, staremmo zitti per circa undici anni. Un tempo infinito che ci porta a comprendere la gravità di ciò che accadde. Allo stesso tempo, a livello educativo la riflessione sull’Olocausto è stata fondamentale per far capire che i genocidi non sono stati una catastrofe extra-storica, ma sono avvenuti per la responsabilità degli esseri umani, in un campo di battaglia dove c’erano carnefici, complici, giusti, spettatori indifferenti e resistenti. In poche parole, questa memoria ci ha insegnato che di fronte al male estremo si può scegliere, perché nulla è scontato e determinato a priori.

Oggi, venticinque anni dopo la legge n. 211 del 20 luglio 2000 che ha istituito il “Giorno della Memoria”, dobbiamo constatare che questo percorso sta mostrando alcune criticità che, se non affrontate alla radice, rischiano di limitarne la funzione educativa e di mostrare una profonda inadeguatezza rispetto alla possibilità di prevenire nuovi genocidi e, quindi, di rendere effettivo quel “mai più” che tutta l’Italia esclama in coro ogni 27 gennaio. Un “mai più” che nel tempo sta diventato una formula rituale e retorica e, soprattutto, senza alcun progetto per il futuro… si sta ignorando il vero scopo della memoria.

La parola genocidio è stata coniata dal giurista ebreo Raphael Lemkin nel 1942 per indicare la volontà di distruzione di una collettività etnica, religiosa o sociale. Lemkin la considerava una minaccia che riguardava l’umanità intera, poiché la distruzione di qualsiasi minoranza annientava non solo chi veniva colpito, ma impoveriva la ricchezza della pluralità umana. Nel dopoguerra Lemkin lavorò strenuamente per la promulgazione di leggi internazionali che proibissero il genocidio, raggiungendo questo obiettivo nel 1951, con l’entrata in vigore della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. C’è un aspetto importante della Convenzione: vi si afferma che devono essere puniti non solo gli atti di genocidio, ma anche l’incitamento diretto e pubblico a commetterli.

Dal ’48 ad oggi, secondo le stime di Genocide Watch, si sono susseguiti più di 55 genocidi con oltre 70 milioni di vittime. Allo stesso tempo sono nati i Tribunali penali internazionali, si è affermato il principio di intervento umanitario e si ragiona intorno all’Early warning system, un sistema di allerta qualora si creino i presupposti per un genocidio. Possiamo affermare, proprio come fece Daniela Padoan, che “Il mondo dopo Auschwitz, non è diventato migliore. Eppure, io l’avevo veramente creduto”.

La memoria della Shoah, oggi, ha senso se politici e cittadini che il 27 gennaio pronunciano “mai più” si impegnano concretamente per contrastare l’odio del mondo odierno per questo manifestazioni ed eventi di riflessione non sono mai troppe, per questo le scuole devono impegnarsi nel portare avanti questa campagna di sensibilizzazione. L’Istituto Benedetto Radice, infatti, ha già predisposto la visione del musical “L’urlo del silenzio” di Lilia Romeo con la partecipazione di Manuela Villa, presso il Teatro “Metropolitan” di Catania da parte di alcune classi della scuola e la partecipazione all’evento online “intervista con Edith Bruck”, una sopravvissuta alla Shoah, promosso dall’Università Giustino Fortunato. Oltre alle attività, come la realizzazione di cartelloni o la visione di film sul tema, che si svolgeranno durante le classiche ore in aula per spingere gli studenti a realizzare davvero ciò che accadde e ad immedesimarsi in chi, in pochi istanti, si ritrova privo di tutto, anche di sé stesso. 

“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” Primo Levi

A cura di Lorena Papotto

foto: RaiNews

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FantaSanremo 2025: iscriviti nella lega RADIO TRC

E’ ufficialmente partito il countdown per il Festival di Sanremo 2025, edizione che vede la conduzione e direzione artistica di Carlo Conti. Tante novità previste, a partire dall’opportunità dei cantanti in gara di presentarsi insieme durante la serata cover (6 coppie in tutto). Molto più spazio al cantautorato italiano, con la presenza di Brunori Sas e Simone Cristicchi; attesa anche per la presenza del genere rap con Fedez, Shablo e Guè, Emis Killa.

Anche Radio TRC – con programmi specifici all’interno del palinsesto – vivrà e vi farà vivere un’edizione davvero speciale del Festival della canzone italiana.

Quest’anno abbiamo pensato di vivere l’atmosfera di Sanremo in maniera ancor più coinvolgente: giocando insieme al Fanta Sanremo.

Il FantaSanremo è un gioco che permette di comporre una squadra (bisognerà scegliere 5 artisti con a disposizione un budget di 100 baudi) e giocare insieme agli altri ascoltatori di Radio TRC, con la possibilità di vincere ricchi premi.

Come partecipare alla lega privata di Radio TRC?

Seguite questi semplici passaggi:

1) Collegarsi al sito Fantasanremo, registrarsi con l’indirizzo mail e – in automatico – creare una squadra. (create un secondo account, quello dell’anno precedente non è più valido)

2) Unirsi a una Lega Privata, cercare la lega “Radio TRC”, aderire alla nostra lega

3) IMPORTANTE: a differenza degli anni passati, quest’anno la squadra dovrà essere composta da 7 elementi.

LEGGI QUI IL REGOLAMENTO UFFICIALE

QUI TUTTE LE QUOTAZIONI

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Adrano, crollo parziale di una palazzina: intervengono i Vigili del Fuoco

Una vecchia costruzione in stato di abbandono è parzialmente crollata stamani sulla strada prospiciente in via Pietro Micca, 48 ad Adrano (CT).

Un’autovettura parcheggiata nelle vicinanze è rimasta coinvolta nel crollo mentre una donna con due bambini era appena transitata nella stessa area.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Adrano ed il funzionario di servizio inviato dalla Sede Centrale del Comando Provinciale.

Intervenuto anche personale del locale Ufficio Tecnico.

Verificato che non ci fossero persone coinvolte nel crollo, si è provveduto a mettere in sicurezza la zona e transennarla opportunamente, in attesa di eventuali ulteriori determinazioni di competenza del Comune.

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RADIO TRC IN COLLABORAZIONE CON ANAS